Educazione al Benessere

Siamo abituati a pensare che ci si “cura” quando si è ammalati, che la “cura” arriva in una condizione di sofferenza e che spesso la “cura” stessa non sia qualcosa di piacevole ma, nel migliore dei casi, una noia da sopportare e un ulteriore dolore o sacrificio al quale sottomettersi. Naturalmente questa è una generalizzazione, ma riguarda un’esperienza che, in modo differente e con differenti sfumature, la maggior parte delle persone vive. Anche la prevenzione, quindi, è vista come una sorta di dovere, come un sacrifico necessario per evitare il peggio. Così, il rapporto con il benessere e la salute si trasforma in un continuo tentativo di fuggire il male, in un continuo sforzo per evitare il peggio o, come reazione contraria e naturale, nell’esorcizzazione del pericolo della malattia non pensandoci, preferendo godersi la vita reggendosi sulla speranza che “non capiti a noi”. Di fatto, è la paura che detta i nostri comportamenti in merito alla salute. Non il desiderio di stare bene, ma la paura di stare male. Le differenze fra questi due atteggiamenti possono essere colte sia da un punto di vista psicologico, soggettivo e esperienziale, sia da un punto di vista neuroscientifico e fisiologico.

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Lo sportivo dilettante che va a correre mosso dalla paura di essere giudicato grasso e poco prestante, il professionista che si allena fino allo sfinimento perché ha paura di perdere quel posto sul podio o di deludere i fan o l’allenatore. Il professionista che inizia il progetto mosso dalla paura di essere un fallito o di non arrivare a fine mese e il lettore che, ad esempio, deve leggere quel libro l’ennesima volta per paura di essere bocciato ad un esame che avrà da lì a poco. Stesse azioni, ma il differente modo di viverle porta a un enorme differenza in termini di stato d’animo e di energia. Nel primo caso tutto è fatto in modo piacevole e si è felici anche quando si è stanchi, nel secondo si è stanchi già in partenza, e può facilmente capitare che le cose ci vengano male o appaiano più difficili di quanto siano in realtà. Oltre a questo aspetto psicologico, non va trascurato il fatto che il nostro corpo è strettamente interconnesso alla psiche. La PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia) studia, da decenni, il rapporto fra la psiche (comprensiva di pensieri ed emozioni) e l’organismo fisico, arrivando a dimostrare la costante interconnessione fra pensiero-emozione, sistema nervoso, apparato endocrino e sistema immunitario. Candace Pert, neuroscienziata e farmacologa statunitense, nel suo celebre libro “Molecole di Emozioni” spiega, a partire dalla sua scoperta di alcuni recettori specifici per gli oppioidi, come ogni nostra emozione è connessa a sostanze specifiche che circoleranno nell’organismo. Tali ricerche stanno dimostrando scientificamente come lo stato d’animo che viviamo abbia sempre delle ripercussioni sul nostro organismo fisico e, in ultima analisi, sul nostro stato di salute, nel bene e nel male. Se infatti vivere nella paura produce, per così dire, “molecole di paura” che influenzeranno sistema nervoso, apparto endocrino e sistema immunitario (indebolendoli e avvelenandoli se la loro produzione è protratta nel tempo) lo stesso vale per la gioia e altre emozioni benefiche (è importante tenere conto del fatto che, potenzialmente, ogni emozione ha una sua utilità psicofisica per la sopravvivenza dell’organismo e che, in linea di principio, anche la produzione eccessiva di altre “molecole di emozioni” potrebbe risultare non benefica). Sostanzialmente, svolgere le stesse azioni sperimentando soggettivamente un vissuto differente non è solo una questione di percezione soggettiva, ma coinvolge oggettivamente l’intero apparato psicofisico. In virtù di quanto osservato, occuparsi della prevenzione per paura di ammalarsi, non solo ci porta a vivere soggettivamente qualcosa di non piacevole, ma risulta perfino (e paradossalmente) dannoso. La prevenzione intesa come un’attenzione ossessiva tradotta in azioni compulsive per non ammalarsi finisce per diventare causa (o quantomeno co-causa) della futura malattia, fisica o psicologica. Assumersi la responsabilità della propria salute significa smettere di credere che non ci sia niente che possiamo fare per garantirci e mantenere uno stato di salute. Uno dei cambiamenti più importanti che sta avvenendo, sia in campo medico, che psicoterapeutico, è quello del passare dal fornire interventi basati sul curare una patologia (o nel migliore dei casi sul prevenirla), al fornire conoscenze e strumenti per educare al benessere, offrendo alle persone la più grande opportunità per stare bene, ossia imparare ad assumersi la responsabilità della propria salute. Scoprite come prendervi cura di voi stessi insieme alla Dott.ssa Eleonora Ambrosini e al nostro Team. Per prendere appuntamento, contattare i numeri:

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