La cardiopatia ischemica è una delle patologie cardiache più comuni. Recenti stime affermano che colpisce 1 persona su 100 con una particolare incidenza nella popolazione maschile dai 50 anni in su. Ma in cosa consiste esattamente?
Il corretto funzionamento del cuore si basa sul giusto apporto di nutrienti e ossigeno, sostanze che vengono rifornite grazie al sistema coronarico, ovvero quella fitta rete di vasi sanguigni che si dispongono a forma di corona intorno al cuore.
La cardiopatia ischemica, da un punto di vista strettamente medico, consiste in una sofferenza del miocardio che riceve un apporto insufficiente di sangue e ossigeno. Tale riduzione può essere permanente, transitoria, acuta o cronica, riduce la funzionalità del cuore perché lo danneggia. Le conseguenze possono essere gravi, in quanto la cardiopatia ischemica può provocare un infarto miocardico con conseguente arresto circolatorio.
Cardiopatia ischemica: sintomi
Il quadro sintomatologico è strettamente legato sia all’estensione del restringimento sia alla sua entità.
In linea di massima, il sintomo che deve far sospettare un’ischemia al miocardio è una sensazione di oppressione che coinvolge il petto ma anche un dolore toracico al livello dello sterno. Tale sintomatologia può estendersi anche al braccio sinistro, alla bocca dello stomaco e talvolta alla gola e alla mascella. Alcuni pazienti lamentano una strana sensazione di soffocamento che spesso può essere confusa con un’indigestione in quanto compaiono anche nausea e vomito.
Esistono inoltre una serie di sintomi da non sottovalutare come il gonfiore generale, una tosse persistente, la spossatezza e una sudorazione intensa ed eccessiva. Spesso ci si sente mancare il respiro durante le attività ma anche a riposo, quando ci si sdraia: questo evento può durare da pochi istanti a ore.
Quali sono le cause?
La causa più frequente di cardiopatia ischemica è senza dubbio l’aterosclerosi, ovvero l’ostruzione parziale delle arterie coronarie che possono presentare una stenosi o un irrigidimento. Alla base di questo fenomeno troviamo l’azione del colesterolo e di altre sostanze grasse che vanno a depositarsi sulle pareti interne delle arterie. Tali depositi diminuiscono la tipica elasticità dei vasi arteriosi che possono restringersi fino a presentare una totale occlusione.
Esistono anche altre cause che possono favorire o provocare una cardiopatia ischemica. Pensiamo, ad esempio, ad alcune cardiopatie come l’insufficienza cardiaca, l’ischemia silente ma anche le angine acute e croniche.
Al quadro generale vanno aggiunti anche dei fattori di rischio molto importanti come lo stress, il diabete, la predisposizione genetica, una dieta ricca di grassi, il fumo, la mancanza di attività fisica e l’ipercolesterolemia.
Diagnosi
Per diagnosticare la cardiopatia ischemica è necessario effettuare specifici esami strumentali. Tra quelli prescritti più comunemente troviamo:
- Elettrocardiogramma
- Test da sforzo
- Ecocardiogramma
- Scintigrafia miocardica
- Coronografia
- TAC
- Risonanza magnetica
Gli esami ovviamente non sostituiscono un prima valutazione fisica effettuata dallo specialista. Durante la visita cardiologica, il medico infatti cercherà la presenza di alcuni sintomi molto importanti come il gonfiore alle gambe, il fegato ingrossato oppure rumori durante la respirazione.
Trattamento
L’obiettivo principale delle cure e del trattamento della cardiopatia ischemica si basa sul corretto ripristino del flusso coronarico al cuore.
La terapia farmacologica consiste solitamente nella somministrazione di betabloccanti, calcioantagonisti e antiaggreganti piastrinici a dosi elevate, soprattutto in quei pazienti a rischio che sono stati trattati precedentemente con farmaci preventivi come, ad esempio, l’acido acetilsalicilico.
Quando la terapia non è sufficiente a tenere sotto controllo la patologia, è necessario intervenire chirurgicamente con un’angioplastica coronarica. Essa prevede il posizionamento di un palloncino dotato di stent all’interno della coronaria colpita da ischemia. In alternativa, il chirurgo può decidere di inserire un bypass coronarico che mette in comunicazione tra loro la parte che precede la stenosi e quella che segue, favorendo in questo modo il passaggio del flusso ematico.
Cardiopatia ischemica: come prevenirla
È possibile prevenire la cardiopatia ischemica impedendo lo sviluppo dei fattori di rischio che possono favorirne la comparsa. In linea generale quindi è necessario rivedere il proprio stile di vita adottando una serie di sane abitudini che possono fare la differenza. Vediamole nel dettaglio:
- Dieta: il focus è prevenire il sovrappeso negli adulti ma anche nei bambini. È necessario quindi controllare l’introito calorico giornaliero, portando in tavola una serie di alimenti capace di diminuire anche l’apporto totale di grassi saturi e colesterolo. Per prevenire la cardiopatia ischemica è fondamentale privilegiare frutta e verdura ma anche pesce (soprattutto azzurro), cereali integrali e grassi buoni ovvero grassi vegetali insaturi come l’olio extravergine di oliva. Un nutrizionista saprà indicarti la dieta migliore per le tue esigenze.
- Attività fisica: non commettiamo l’errore di pensare a dure sessioni di lavoro in palestra. Abbandonare la vita sedentaria vuol dire preferire le scale all’ascensore, ad esempio, oppure andare al lavoro a piedi, se possibile. Una camminata di almeno 30 minuti al giorno, a ritmo sostenuto, aiuta a diminuire i fattori di rischio, allontana lo stress e ci permette di recuperare il peso forma.
- Fumo: per prevenire la cardiopatia ischemica è necessario eliminare del tutto le sigarette.
La cardiopatia ischemica coi suoi sintomi, inoltre, può essere prevenuta nei pazienti a rischio grazie all’utilizzo dei cosiddetti farmaci di supporto come, ad esempio, gli ACE inibitori, l’aspirina o i betabloccanti. La terapia farmacologica preventiva deve essere però oggetto di attenta valutazione da parte del medico curante in quanto è fondamentale tener presente il rapporto costo-beneficio soprattutto nei pazienti più giovani.
In conclusione, la cardiopatia ischemica è una patologia che può portare a conseguenze molto gravi. È fondamentale quindi modificare il proprio stile di vita, adottando una serie di sane abitudini sia alimentari che comportamentali che possono aiutare a tenere sotto controllo i fattori di rischio e confrontarsi con un cardiologo con cadenza regolare per effettuare gli esami di base.